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Gli Aurunci furono un popolazione osca, indoeuropea. Giunta in Italia intorno al 1000 a.C., si stanziò nel territorio a cavallo dei fiumi Liri e Volturno. Le città di Minturnae, Ausona, Vescia, Suessa, Sinuessa formarono la famosa "Pentapoli Aurunca", annientata dai Romani nella II Guerra Sannitica (314. a.C.). Tracce dell'antico popolo restano ancora vive nella tradizione e nelle testimonianze ancora visibili in zona.
A Scauri vecchia, nei pressi del Monte d’Oro, sorgono imponenti vestigia, identificate da vari esperti come talune rovine della città ausone di Pirae. L’insediamento preromano diede vita ad un attivo scalo marittimo ed attraversò un periodo florido forse tra il VII-VI secolo a.C., gestendo rapporti politico-economici con le vicine città. Fu distrutta totalmente dai Romani fra il 358 ed il 337 a.C. Infatti, lo scrittore latino Plinio il Vecchio, vissuto nel I sec. d.C., evidenziò nella Naturalis Historia: fuit oppidum. Della città si conservano un tratto, lungo oltre 120 metri, della cinta poligonale in blocchi di calcare (le Mura Megalitiche) ed una porta ad ogiva tronca del VII-VI sec. a.C.. Tali testimonianze sono racchiuse in proprietà private, ma sono inserite nell’area del Parco Regionale Riviera di Ulisse.
Il toponimo di Scauri deriva, secondo gli studiosi, da Marco Emilio Scàuro (162-90/89 a.C.), console nel 115, princeps senatus, politico romano legato a Caio Mario ed alla potente famiglia dei Metelli. A lui si attribuisce la villa romana, i cui resti sono racchiusi oggi in proprietà private, nell’antico rione, ma nell'area del Parco Regionale Riviera di Ulisse. Altre testimonianze archeologiche sono venute alla luce, nel tempo, in diverse zone di Scauri: nel quartiere Sant’Albina, in via Fusco, in località Faraone, in via Capolino, in contrada Vaglio.